
Ci può raccontare come è nata la collezione Panini?
La Collezione è nata sostanzialmente dalla sconfinata passione di mio papà Umberto per la meccanica in senso generale. Seguendo questo concetto, per le sue idee di Collezionista era logico iniziare a raccogliere, acquistare e ricevere in dono qualsiasi cosa avesse un motore e/o fosse un manufatto meccanico. Di fatto una vera data non esiste perché agli inizi, papà raccoglieva questo tipo di cose senza avere una volontà di esposizione. Quando finalmente, verso la fine degli anni ’80 si decise, costruì all’interno della Azienda Agricola la sua casa che col tempo sarebbe diventata Collezione Umberto Panini.
Può spiegare ai profani il significato di Hombre?
Hombre si porta dietro un significato che si perde nelle esperienze lavorative giovanili di mio padre. All’età di 26 anni, decise che era giunto il momento di fare un’esperienza di vita e di lavoro all’estero. Così fu che dall’Agenzia contattata a Modena, gli offrirono la possibilità di andare in Venezuela (che in quei tempi, era Nazione molto gettonata da tanti italiani). Ci restò 7 anni e fece in tempo a costruirsi una discreta carriera lavorativa, accrescere le sue conoscenze, sposarsi ed avere una figlia (mia sorella Manuela). Quando rientrò in Italia agli inizi del 1963 per “dare una mano” ai fratelli che 2 anni prima avevano puntato tutto sulle figurine da Collezionare e visti i suoi trascorsi in Sud America, molti dei suoi amici iniziarono a chiamarlo “Hombre” proprio per associarlo a tale esperienza. Questo soprannome gli è rimasto incollato per tanto tempo al punto che, quando decise di rinominare l’Azienda Agricola, scelse proprio questo nome nella convinzione che, visto il significato, l’uomo fosse rappresentasse il giusto connubio tra il Parmigiano Reggiano e la terra.
Ci tengo a precisare che nel Gennaio 2020 abbiamo ceduto interamente la proprietà della fattoria ad una famiglia locale. Le chiedo cortesemente se si potesse evitare di menzionare la fattoria perché facente parte del passato e non più sotto il ns controllo. Grazie.
Quale auto è più legato emotivamente?
Non esiste una singola auto alla quale sia legato in particolare; ognuna di loro ha la sua storia, piccola o grande che sia da raccontare. Ognuna di loro, a suo modo, scatena emozioni anche solo fissando lo sguardo sull’emblema Maserati. Certamente ci sono vetture iconiche che prevalgono nei pensieri più di altre e se dovessi fare una piccola classifica, metterei al primo posto la Berlinetta A6GCS/53 con carrozzeria Pininfarina, la 420M/58 meglio conosciuta come Eldorado e a chiudere certamente la Tipo63 Birdcage, con il suo motore V12.
Ci può spiegare perché suo padre scelse di collezionare Maserati?
La sua non fu una scelta, fu un atto d’amore nei confronti delle auto e della fabbrica in rappresentanza della sua storia personale (per un breve periodo intorno al 1953, mio papà lavorò in Maserati nella divisione motocicli) e della città di Modena (la fabbrica venne fatta costruire tra il 1938 e il 1939 relativamente vicino alla stazione ferroviaria a due passi dal centro storico). L’occasione di presentò nel 1996 quando, mio papà venne coinvolto nel salvataggio dell’intera collezione di auto (esposte nell’oramai ex Museo Maserati) per scongiurare una vendita all’incanto decisa dall’allora proprietario, l’Ing. De Tomaso. Papà fu sostanzialmente l’unico che mise sul piatto un’offerta economica ed una volontà precisa di portare a compimento la trattativa. Ottenuto questo, il nome di mio padre e della sua Collezione meccanica (che era e resta privata) si legò indissolubilmente al marchio del tridente.