Hai scritto tanti libri sulle automobili. A tuo parere quale è stato quello più difficile da scrivere?
Il più difficile da scrivere è sempre l’ultimo, specie se si cerca di infondervi nuove conoscenze, la volontà di migliorarsi e dare sempre il massimo.
Sei stato sia pilota che navigatore. Puoi raccontarci queste due esperienze dal tuo punto di vista?
Pilotare un’auto storica in una manifestazione sportiva è un’esperienza coinvolgente, che ti proietta in una dimensione alternativa a quella delle auto di oggi. Se riesci a capire il carattere e la personalità del tuo “mezzo meccanico” le difficoltà di guida si trasformeranno in piacere… Il navigatore ha un ruolo diverso, di gestione e controllo, di supporto al pilota. È il vero comandante dell’equipaggio, ma si realizza completamente solo quando riesce con l’altro a formare una “squadra”.
Nel 2006 hai istituito il Registro Italiano Ciao, storico e mitico motorino della Piaggio. Preferisci raccontare storie di 2 o 4 ruote?
Con il Registro di storie non ne abbiamo raccontate. In questi quindici anni sono stati i vari possessori, che noi abbiamo aiutato a scoprire la passione, a raccontarci le loro. A volte anche private, di intensità e bei ricordi, legati al motorino della Piaggio.
Ci racconti qualche aneddoto del tuo nuovo libro sulla Lancia Fulvia?
È stata indubbiamente una sfida per me: pensare di poter scrivere qualcosa di nuovo e di diverso su una vettura che ha fatto davvero la storia. Come sempre ho cercato di coinvolgere chi aveva una storia da raccontare… Chi l’ha vissuta per sport o per passione, anche cercando di riportarla nel presente. Alla fine ne sono uscito arricchito a livello personale. Saranno i lettori a dirmi se sono riuscito a condividere con loro questo grande patrimonio.