
Fonte foto: https://www.ibs.it/mala-cars-sporche-storie-di-libro-pigi-sbaraglia
Hai scritto un libro sull’Alfa Romeo gli episodi sono intrecciati alla vita reale, questo ti ha aiutato nella stesura del libro?
Mi ha aiutato moltissimo, direi. Io non sono un esperto del marchio, ma un professore di storia e un giornalista. La vita reale è il mio pane quotidiano. Intrecciando la mia curiosità per la storia italiana del 900 e la passione per le automobili mi sono reso conto di come l’Alfa Romeo, il suo mito, entrasse costantemente in certe storie losche, o anche semplicemente malandrine. Da lì è partita l’dea di raccontare alcuni passaggi della nostra storia e della nostra cronaca attraverso questo oggetto di culto. Ho cominciato con la Gt di Pasolini e poi sono andato avanti con Tenco, D’Annunzio, Mussolini e la Petacci, fino ad arrivare alla malavita romana e alle Alfetta guidate dai peggiori banditi degli anni settanta: Lallo lo Zoppo, Banda della Magliana, Er Bavosetto, Marsigliesi, Nar.
Ci sono moltissime citazioni, a quale sei più emotivamente più legato: film, canzoni, o cronaca?
Le canzoni sono un riferimento costante in ciò che faccio. Ho iniziato a collezionare vinili da ragazzino. Già alle scuole medie facevo il dj in una radio libera. Poi da giornalista mi sono occupato di musica per diversi anni, recensioni di concerti, interviste. Purtroppo non so suonare. Ci ho provato un sacco di volte ma non mi è mai riuscito. Mio padre era un batterista e si intestardiva a insegnarmi qualcosa. Evidentemente la musica aveva deciso di prendermi per un altro verso, quello del fruitore. Appena posso, per evocare una situazione, ci ficco dentro un passo di una canzone. Mi viene naturale, ce le ho in testa dalla mattina alla sera.
Quale credi che sarà il tuo prossimo progetto letterario?
Il prossimo libro lo sto già scrivendo a quattro mani con un’altra persona. Mi piace tanto collaborare con gli altri. Non posso dire molto su questo nuovo lavoro, ma ci sarà ancora un’automobile protagonista. Non sarà un bolide come l’Alfa, ma una vettura che in tanti abbiamo amato e che io ho avuto la fortuna di possedere da giovane. Oltre all’auto ci saranno le canzoni, tante, tutte di un solo cantante.
A quale episodio di cronaca avresti voluto partecipare per raccontare e tramandare ai posteri la verità ai posteri?
Sicuramente la rapina di piazza dei Caprettari a Roma del 1975. Ma ero troppo piccolo. Diciamo che gli anni settanta sono il mio pallino. Poi mi sono veramente commosso nel conoscere la storia di due persone, diverse tra loro, un poliziotto e un ladro d’auto, che sono rimaste coinvolte in quella rapina. Ma non spoileriamo. “Mala Cars” inoltre è un libro che vuole ricostruire alcuni modi con cui si faceva giornalismo un tempo. Era un mestiere romantico, avventuroso, in una parola: figo. Molto diverso da come è oggi. Ma si sa, i tempi cambiano. Se non cambiassero non avremmo questa insana passione di aprire la bocca dalla meraviglia ogni volta che sentiamo il rombo di una vecchia Alfa e ci giriamo a guardarla.