Tu sei un mito per molti di noi, compreso il sottoscritto, perché hai disegnato un’opera d’arte universalmente riconosciuta come la F40. Ci puoi raccontare qualche curiosità o retroscena, che ancora non conosciamo, legati a questo capolavoro?
Di questa vettura si è scritto tanto e anche troppo in termini fantasiosi, per “leggendizzarla” sempre di più, oltre che a favore del presunto artefice di turno. La realtà è molto meno poetica. Nei fatti agli inizi l’operazione era stata presa sottogamba. Considerata una “rogna” poco più di un restyling, vincolata com’era alla cellula abitacolo, porte comprese, esistenti. Per cui in carenza di personale il lavoro mi venne affidato ad personam, sotto la supervisione del decano Aldo Brovarone. E così fu che solo la passione e l’entusiasmo coinvolgente di un giovane stilista, poterono smuovere le granitiche logiche gerarchiche ed efficentiste aziendali . Nonostante la carenza di risorse e le ridotte tempistiche a disposizione, grazie a continue interazioni direttamente in opera: come tracciare in terra l’andamento di pianta del frontale, ma anche “incursioni” per correggere le indebite “intrusioni” direttive. Tutto grazie anche alla complicità dei modellatori che mi riconoscevano diritto e competenza per farlo da una parte, ma anche perché vincevo le loro remore tranquillizzandoli, con l’argomentazione che tanto non se ne sarebbero accorti dopo una settimana, quando sarebbero tornati a vedere il modello, che una linea era andata giù invece che su, che una superficie era ancora più piatta o gonfia rispetto al richiesto, bastava presentarla bene, e così ogni volta si ripeteva il “miracolo” del David di Michelangelo.
Ci puoi raccontare perché sia stato scelto di installare un Turbo sulla F40, piuttosto che un classico V12 Ferrari?
Su queste tematiche ingegneristiche le scelte attenevano alla Ferrari, alla Pininfarina non era richiesto di entrare nel merito. Fu sicuramente una scelta del responsabile del progetto, che evidentemente ci credeva molto, legata forse anche alla moda del tempo.
F40, F50, 512 TR, 456 GT,e infine la MYTHOS: a quale di questi capolavori su quattro ruote sei più legato emotivamente, quale ti emoziona rivedere?
Sono tutte mie creature, ma come ogni genitore ho delle preferenze per quelle più riuscite e meno compromesse, rispetto all’idea originale, dal “massacro” che i vari dirigenti operavano sul progetto. Come stradale la mia preferita è 456GT la più completa e originale nell’idea e più riuscita nella traduzione industriale. Ancora più legato sono al concept MYTHOS, poiché oltre ad essere più originale e altrettanto riuscita, fu più sfortunata, purtroppo la Ferrari ne prese le distanze e non ebbe seguito produttivo.Una cosa è certa, che tutte quelle che ho disegnato, fossero “esasperate” sportive o “placide” 2+2 o un”semplice” restyling, mi hanno dato grandi soddisfazioni in termini di apprezzamento da parte sia del mercato, ovvero in vendite, che puramente di pubblico appassionato.
Dell’attuale gamma Ferrari quale senti più vicina al tuo linguaggio stilistico?
Ogni tempo esprime la sua cultura e i suoi prodotti, quello che si esprime e produce oggi è quello che si merita questo tempo.