Marco, sei un giornalista e hai un contatto quotidiano con i tuoi followers su instagram. Hai scritto un libro sul marchio Innocenti, che non è solo un marchio automobilistico, bensì rappresenta anche una storia industriale italiana, ci tengo a sottolineare che in un solo volume hai raccolto preziosi materiali mai pubblicati. Hai fatto un lavoro eccezionale consultando anche il prezioso archivio di Vittorio Tessera, ci puoi anticipare qualcosa relativo al marchio Innocenti che pochi conoscono se non per le “repliche” della Uno e della Duna Weekend?
L’Innocenti, più che un’azienda, è stata un’esperienza senza precedenti né paragoni nel panorama industriale italiano: è nata a Roma, si è trasferita a Milano, ha spaziato dall’edilizia all’irrigazione, dagli scooter all’automobile, e ha avuto un’importanza straordinaria nell’industria pesante: la stragrande maggioranza delle presse che stampavano le lamiere delle Fiat (ma anche delle Volkswagen e di tanti altri costruttori europei) erano prodotte sulle rive del Lambro. Ha anche tentato, senza reali sbocchi produttivi, strade ulteriormente diverse: nella motonautica e persino con un singolare prodotto, il Cinejukebox, che tentò (purtroppo senza successo) di anticipare, alla fine degli anni ’60, la moda dei videoclip musicali che sarebbe esplosa vent’anni più tardi. Passata di mano prima nel 1972, quando la rilevarono gli inglesi della British Leyland, poi nel 1976, quando finì alla GEPI e ad Alejandro De Tomaso, la Innocenti ha trascorso gli ultimi sette anni della sua vita, conclusa nel 1997, sotto l’ombrello del Gruppo Fiat, diventando, come giustamente dicevi, un semplice “marchio-cofano” per vendere modelli non più giovanissimi costruiti nelle fabbriche estere del Gruppo (Brasile, Serbia e Polonia).
Puoi raccontarci chi è Vittorio Tessera?
È il creatore di Casa Lambretta, che nell’hinterland Est di Milano distribuisce (in tutto il mondo) i ricambi per lo scooter Innocenti. Nella sua sede di Rodano Millepini si trovano, al primo piano, il magazzino e un’officina di assistenza e, al piano superiore, il Museo Scooter & Lambretta: oltre a custodire l’esemplare più anziano in assoluto di produzione Innocenti — il numero 2! — c’è un centinaio di scooter di tutte le epoche, molti dei quali pressoché sconosciuti al grande pubblico, compresi alcuni di produzione sovietica e statunitense.
Un paio di anni fa hai scritto un articolo sulle 10 auto da guidare almeno una volta nella vita, ci puoi dire quale hai nel cuore? Chi mi conosce lo sa benissimo che io ho un amore senza limiti per la F40, ci puoi dire ora quelle che invece ti hanno lasciato piacevoli ricordi?
La mia preferita resta la quinta generazione della Honda Civic, quella uscita nel 1991: un bello stile (frutto, si dice, della consulenza — mai ufficializzata, anzi — di Pininfarina) e, nella versione con il VTEC millesei da 160 cavalli, il più bell’aspirato che io ricordi, con un allungo infinito che tirava sin quasi a 8000 giri. Poi mi piacque la grande fruibilità quotidiana della Cayman (qualità peraltro tipica di tutte le Porsche) e l’urlo rabbioso del V8 della Ferrari California. Ma a me che ho un debole per le auto “pop” piacciono — sul versante del tutto opposto — anche i bicilindrici: quello della Fiat Panda 30, che fu la mia prima auto, e il boxer delle Citroën (in particolare, adoro la Dyane). Tra i Diesel, ho apprezzato quelli delle Honda (di nuovo!) dei primi anni Duemila, che avevano una sonorità particolare, più vicina a quella di una moto a quattro tempi che a quella del “solito” motore a gasolio. Ma anche il boxer della Subaru non era niente male.
Voglio ricordare che qualche anno fa hai scritto un libro sulla Fiat 130, ci puoi dire quale sarà il prossimo libro che stai scrivendo?
Sì, e prima ancora delle Fiat 130 Berlina e Coupé (uscito nel 2019) avevo scritto nel 2016 — sempre per la collana “Le vetture che hanno fatto la storia” di Giorgio Nada Editore — un altro titolo sulle Autobianchi Primula e A111. Ci sono varie ipotesi che abbiamo esaminato con la Casa editrice per alcuni titoli ai quali sto già lavorando. Per ora non posso dire di più, ma posso anticipare che avranno sempre, come soggetto, auto italiane di epoche, caratteristiche e censo molto diverse le une dalle altre.