Hai scritto un libro autobiografico “A Capo Nord con la 500”, quando hai pensato a questa impresa spettacolare?
Le imprese sono state due: il viaggio e la realizzazione da autodidatta del libro nel quale documento il tutto e racconto anche come nacque il progetto, ricordando un articolo del 1981 di Gente Motori che letteralmente mi folgorò.
Come mai hai scelto una Fiat 500 per questa impresa?
La 500 è stata la mia prima auto; una scassatissima F del 1969 regalatami appena patentato, da una zia. Nel 2013 ho comperato una L del 1972 e sapevo che prima o poi avrei fatto la pazzia.
Sei anche pilota di rally, a quali grandi campioni del passato ti inspiri nella guida sportiva?
Ho corso dal 1985 al 2006 prima come navigatore e poi pilota con le auto storiche. Pur avendo dei piloti che ho ammirato in particolare, Henri Toivonen e Carlos Sainz, non ho mai pensato d’ispirarmi a qualcuno di “famoso”, ma solo di cercare d’imparare da ogni gara, di divertirmi e, magari, tornare a casa con la “coppetta”.
Suggerimenti per chi volesse diventare un pilota di rally?
Umiltà e voglia d’imparare. Purtroppo molti dei sedicenti piloti italiani corrono, anche se a volte dire corrono è un eufemismo, solo per esibizionismo e non per passione: quella fatta di sacrifici e rinunce. Un buon corso d’avvicinamento ai rally o per aspiranti copiloti credo sia un buon primo passo. Poi bisogna passare ai finanziamenti, e quella è la nota dolente…