
A quali auto si è ispirato per realizzare il suo sogno motoristico?
Per realizzare il mio sogno motoristico in realtà non mi sono ispirato ad un auto, ma bensì ad una categoria, le Monoposto! Fin da quando ho guidato la mia prima auto da gran premio infatti ho provato sensazioni diverse, che, in auto stradali o GT non ho più trovato.
Partendo quindi da questo concetto, che in fase di sviluppo abbiamo identificato in precisi dettami tecnici quali: posizione di guida, aerodinamica, cambio ad innesti frontali, rapporto peso potenza ed altri ancora, siamo riusciti a raggiungere l’obiettivo prefissato.
In 3 anni e mezzo si è passati dal foglio bianco ad un capolavoro di tecnica meccanica che abbiamo potuto vedere al MiMo, ci sono state modifiche apportate rispetto al progetto originario?
Sicuramente mentirei nel dire che il progetto non ha subito alcuna modifica ma sinceramente molte meno di quelle che, sia noi, sia la dottrina del settore, ci portavano a pensare. Ci tengo inoltre a precisare che la maggior parte di queste modifiche sono nate da un affinamento, estetico o funzionale, del progetto iniziale e non ad una correzione.
Nel sito c’è scritto che la PJ-01 è la prima Hipercar con assetto ispirato alle F1 attuali, ricordiamo ad esempio alcuni accorgimenti tecnici: abitacolo molto raccolto, la pedaliera alzata di 15 cm facendo assumere al guidatore una posizione più distesa, il volante, estraibile e con i comandi posti su di esso, contribuisce ad emulare le sensazioni di guida in Formula 1, quali sono state le difficoltà maggiori nel tradurre su strada invece che sulla pista queste sensazioni?
Devo dire che con questa domanda hai centrato uno degli aspetti sui quali abbiamo lavorato molto. Fin dalle prime uscite su pista infatti, vuoi per la bontà del progetto tecnico fatto da Franco (Sighinolfi, ndr) che si è poi tradotto nel telaio e di conseguenza nell’auto, vuoi per la grande esperienza del nostro collaudatore Andrea Boldrini, l’auto si è subito distinta trasmettendo quei concetti e quelle sensazioni da noi desiderate.
Cosi, una volta centrato l’obiettivo, ci siamo dedicati a rendere l’auto godibile anche nell’uso stradale. Devo dire che sorprendentemente l’auto ha risposto bene anche in questo contesto permettendoci di non dover scendere a compromessi nella meccanica. Il grande lavoro invece è stato quello di creare le mappature per le diverse condizioni di utilizzo, non tanto per problemi, ma per ottenere quell’eccellenza che il progetto si meritava.
Ci può raccontare quando è nata l’idea di creare la PJ-01?
L’idea, come detto in precedenza, nasce dalla mia passione per le auto da pista e dal fatto che io non abbia mai trovato qualcosa che mi soddisfacesse appieno. Senza nulla togliere ai grandi protagonisti del mercato automobilistico quindi, mi sono convinto che un qualcosa di diverso fosse possibile da realizzare e che potesse ritagliarsi il suo spazio. Cosi, giorno dopo giorno, quel tarlo in testa che da prima era il semplice sogno di ogni appassionato si è trasformato sempre di più in un progetto realistico e realizzabile.